Il pentagono dello sviluppo. Presente e futuro (1/4)
Attraverso la costruzione di un Indice di Sviluppo Economico e Sociale (ISES) si è individuato un gruppo di 5 regioni, il Pentagono, che a partire dalla crisi hanno evidenziato dinamiche simili e positive in termini di reddito, occupazione, apertura commerciale. Si tratta di regioni perfettamente integrate con quelle più evolute e dinamiche del Centro Europa che, tuttavia, oggi mostrano un ritardo negli investimenti indispensabili per lo sviluppo futuro.
La percezione che, in questi ultimi anni, un gruppo ristretto di regioni sia il motore, il cuore pulsante, dello sviluppo economico italiano è oramai diffusa, soprattutto nel Nord del Paese. In queste regioni si sono concentrate crescita e occupazione, export e servizi di qualità, con un divario accresciuto col resto d’Italia.
Meno precisa e dettagliata è stata la loro individuazione e l’analisi delle ragioni che stanno dietro i risultati conseguiti. Analisi peraltro indispensabile per capire non solo la dinamica economica e sociale di queste regioni, ma soprattutto il loro futuro, la loro integrazione nel sistema economico europeo, la capacità di far fronte ai tanti cambiamenti che caratterizzeranno il futuro prossimo venturo.
Per identificare ed analizzare le regioni che trainano l’economia italiana, abbiamo quindi proceduto, grazie al lavoro di tutti i ricercatori della Fondazione Nord Est ed il supporto degli ottimi colleghi che fanno parte del suo Comitato Scientifico, ad una accurata analisi delle dinamiche economiche italiane, strutturando la ricerca in cinque fasi:
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Individuazione di un insieme di indicatori che permettano di catturare i diversi fattori dello sviluppo di un paese, non solo economico, ma anche ambientale e sociale.
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Costruzione di un indicatore di sintesi, che abbiamo chiamato
ISES (Indice di Sviluppo Economico e Sociale), per tutte le 111 province italiane, con un dettaglio geografico quindi elevato, che ha permesso di evidenziare anche eventuali squilibri all’interno di ciascuna regione (per i dettagli della metodologia si veda l’articolo di Toschi e Fano in questo rapporto).
• Confronto dei valori dell’ISES per tutte le province e
identificazione delle regioni più performanti. Si noti che l‘ISES non è un indicatore congiunturale, ma piuttosto di sviluppo economico e sociale strutturale.
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Confronto di queste regioni tra di loro e
con regioni simili in altri paesi europei, per evidenziare punti di forza e di debolezza, soprattutto nella prospettiva di definire la capacità di queste regioni di rimanere competitive anche nei prossimi anni.
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Analisi delle principali fonti di cambiamento e di minaccia alla crescita che si stanno profilando e della capacità delle regioni che trainano l’economia italiana di essere resilienti rispetto a questi cambiamenti.
Un pentagono più che un triangolo
Un primo risultato, frutto del lavoro dei ricercatori della Fondazione Nord Est, può essere riassunto dalla mappa seguente (Figura 1) che evidenzia nelle province del Nordest (Triveneto + Emilia-Romagna) e della Lombardia le province con i valori più elevati dell’ISES (unica eccezione, tra le 111 province, è la provincia di Firenze).
Non è quindi un triangolo quello che emerge, ma piuttosto un pentagono, come la figura stessa evidenzia se si guarda alla “forma” delle 5 regioni a cui appartengono le province con i valori dell’indice più elevati.
Da notare che il Triveneto + Emilia-Romagna e Lombardia (d’ora in poi, il Pentagono) non sono solo le regioni che hanno una dinamica economica e sociale migliore, ma anche quelle che stanno puntando a (o già posseggono) una autonomia amministrativa.
L’individuazione del Pentagono ha, quindi, una valenza non solo economica, ma anche politica. Con ripercussioni sul disegno sia di una Europa più integrata, sia di un’Italia più federale.
Sono temi questi di cui, tuttavia, non discuteremo in questo rapporto, restringendo l’analisi alla dimensione economica, presente e futura, del Pentagono (si veda tuttavia l’articolo di Pascolini per una visione dei potenziali benefici di nuove forme di autonomia).
Che cosa caratterizza, da un punto di vista economico-sociale, queste 5 regioni?
La prima caratteristica del Pentagono è un reddito pro capite superiore e dei tassi di disoccupazione inferiori a quelli delle altre regioni (vedi Figura 2 e 3). Livelli di reddito procapite e disoccupazione strettamente legati ai livelli di benessere superiori che caratterizzano le 5 regioni del Pentagono. Ma anche driver di uno sviluppo, più accentuato in Lombardia ed Emilia-Romagna, di servizi avanzati e innovazione tecnologica.
I valori riportati nelle Figure 2 e 3 sono relativi al 2017 e 2018 e riflettono una dinamica in cui queste differenze si sono accentuate nella fase di uscita dalla crisi economica.
Ma il Pentagono non è connotato solo da maggior reddito e occupazione. Anche altri indicatori sottolineano la differenza con le altre regioni. Ad esempio, una disoccupazione giovanile inferiore e soprattutto
un minor numero di giovani che non sono né occupati né in formazione scolastica o universitaria (Figura 4). Anche quando consideriamo una variabile che ha una connotazione ambientale, ed allo stesso tempo culturale e di efficienza della pubblica amministrazione, come la raccolta differenziata, emerge nuovamente in modo chiaro come il Pentagono si distingua dalle altre regioni (Figura 5).
Pure il grado di apertura commerciale – misurato dal rapporto tra la somma di import ed export su PIL - segnala come il Pentagono, assieme in questo caso al Piemonte, sia caratterizzato da livelli superiori a quelli delle altre regioni italiane (si veda la Figura 6).
Il tema viene approfondito nell’articolo di Corò, Oliva e Toschi, che mostra come: “
il valore della crescita dell’export del Pentagono contribuisce per la quasi totalità a spiegare l’espansione sui mercati esteri dell’economia italiana: 2,8 punti percentuali rispetto alla variazione totale di 3,1”.
Notizie meno positive vengono invece dal fronte istruzione e investimenti. Per queste due variabili, anche il Pentagono soffre del cronico ritardo che ha tutto il paese e della difficoltà, emersa soprattutto in questi ultimi anni, di invertire la rotta, sia con maggiori investimenti pubblici (infrastrutture e formazione) sia con maggiori investimenti privati (innovazione).
Le Figure 7 e 8 indicano nella
mancanza di investimenti, soprattutto in istruzione e in formazione, in infrastrutture, in capitale (nonostante i progressi ottenuti con Industria 4.0) ed in innovazione tecnologica e digitale un limite che caratterizza tutto il paese e da cui nemmeno il Pentagono, nonostante i suoi maggiori livelli di sviluppo, è esente.
Sulle dinamiche e sulle implicazioni di questa situazione torneremo più avanti e in vari capitoli di questo rapporto.
Il confronto con l’Europa
L’analisi delle principali caratteristiche economiche del Pentagono rispetto alle altre regioni italiane non ci dà però una misura del livello di progresso delle regioni del Pentagono rispetto alle altre regioni Europee.
Il fatto che il suo livello di sviluppo sia superiore a quello del resto d’Italia non è sufficiente per concludere che la situazione economica, almeno in queste regioni, abbia raggiunto livelli soddisfacenti, né per concludere che nei prossimi anni si potranno mantenere questi livelli di competitività.
Simili livelli di reddito e di occupazione, economie strettamente integrate da alti livelli di interscambio commerciale, un’area di sviluppo mitteleuropea che include Austria, Germania, Olanda, alcune regioni dell’Est, Danimarca, il sud dell’Inghilterra ed anche il Pentagono (si vedano le Figure 9 e 10 per i livelli di reddito pro-capite e disoccupazione).
A conclusioni simili si perviene guardando ai dati relativi a variabili di tipo amministrativo/ambientale (raccolta differenziata) o tecnologico (numero di brevetti). Le Figure 11 e 12 ci restituiscono ancora una volta l’immagine di un polmone europeo fortemente integrato, di cui fa parte anche il Pentagono.
Le note meno positive emergono nuovamente quando si guarda ai dati relativi alla formazione e agli investimenti.
Come già notato in precedenza, non solo le regioni del Pentagono non si distinguono granché dalle altre regioni italiane, ma il gap con le regioni europee più performanti diviene rilevante (si vedano le Figure 13 e 14).
Con l’eccezione, già evidenziata nel rapporto dello scorso anno, del Trentino-Alto Adige, le
regioni del Pentagono sono ben distanti dal raggiungere il livello di investimenti del blocco centrale dell’Europa. Basso livello di capitale umano e bassa crescita del capitale fisico sembrano allontanare il Pentagono dall’Europa più produttiva ed economicamente integrata con le nostre regioni.
Il confronto con alcune regioni “benchmark” in Europa
Per completare la fotografia delle regioni del Pentagono, le abbiamo confrontate con alcune regioni di altri paesi Europei, simili per caratteristiche a quelle del Pentagono. Per identificare tali aree di confronto, il team di ricercatori della Fondazione Nord Est ha utilizzato nuovamente una serie di indicatori che riassumano le caratteristiche principali di queste regioni (la metodologia è illustrata nel secondo articolo di
Fano e Toschi in questo rapporto). Una volta individuate, e verificata la robustezza della selezione, abbiamo proceduto ad un confronto delle stesse variabili prima utilizzate per analizzare il Pentagono.
Questo confronto ci ha permesso non soltanto di confrontare i livelli delle principali variabili economiche per le regioni italiane con quelle “benchmark” europee, ma di esaminare anche la dinamica temporale di queste variabili nell’ultimo decennio.
Le regioni individuate sono le seguenti: Baden Wuttemberg e Bayern in Germania, il Nord Est e l’Est della Spagna, l’Alsazia/Champagne/Ardenne/Lorraine e l’Auvergne/Rhone Alpes in Francia, e l’Ovest dell’Austria.
Le Figure 15 e 16 ci mostrano il PIL pro capite e i livelli di disoccupazione in queste regioni e nel Pentagono. L’evidenza conferma quanto prima già notato.
Il Pentagono si colloca ai livelli più alti di reddito pro capite e più bassi di disoccupazione, avvicinandosi alle regioni tedesche e austriache e superando quelle francesi e spagnole.
L’export è pure un fattore comune a tutte queste regioni, caratterizzate da una forte apertura commerciale come mostra il seguente grafico a barre:
Per quanto riguarda lo sviluppo digitale,
il Pentagono ha quasi completamente recuperato, come era logico attendersi, il gap con le altre regioni, almeno
in termini di accesso alla banda larga (si veda la Figura 18 e il rapido avvicinamento del Pentagono alle migliori regioni Europee).
Questo recupero non è invece avvenuto nel campo della formazione/istruzione e degli investimenti in capitale e in infrastrutture (si vedano le Figure 19 e 20) dove ancora una volta si evidenziano
livelli di investimenti inferiori a quelli delle regioni “benchmark”.
In termini di qualità del capitale umano, misurato dal numero di laureati sul totale della popolazione, nonostante la forte crescita dell’ultimi decennio, il Pentagono rimane infatti ancora molto lontano dai livelli delle altre regioni benchmark. In modo ancor peggiore,
il rapporto investimenti/PIL del pentagono, non solo è distante da quello delle altre regioni benchmark, ma
è andato decrescendo nell’ultimo decennio.
Per questa variabile i dati comparabili si fermano al 2016, ma è noto come anche negli ultimi anni, come sottolineato più volte nei rapporti del Centro Studi Confindustria, la carenza di investimenti sia stata il fattore più rilevante dietro la stagnante dinamica economica del paese. Solo il Pentagono, grazie a Industria 4.0, ha leggermente recuperato nel 2017 e 2018.