Sostenibilità e Cambiamenti Climatici

Sostenibilità ed economia circolare: la visione dei consumatori
L’economia circolare è un sistema economico basato sul riciclo, la rigenerazione e la rilavorazione degli scarti e dei prodotti usati e la loro trasformazione in fattori produttivi impiegabili per la produzione di nuovi prodotti. Oggi, nonostante ci sia un forte interesse verso l’economia circolare, emerge ancora poco riscontro pratico nei comportamenti dei consumatori e nel suo utilizzo.
L’economia circolare: che cos’è?
Tra le principali forme in cui la sostenibilità si manifesta a livello economico-aziendale, vanno senz’altro contemplati i cambiamenti riguardanti il processo produttivo adottati dalle imprese, volti a integrare l’impiego di tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico e dell’impatto ambientale nei modelli di business. Queste considerazioni, oltre a preoccupazioni diffuse di carattere ambientale, hanno favorito di recente l’espansione delle logiche e delle pratiche di economia circolare, ovvero la concezione di un sistema economico basato sul riciclo, la rigenerazione e la rilavorazione degli scarti o dei prodotti usati e la loro trasformazione in fattori produttivi impiegabili per la produzione di nuovi prodotti. Il presupposto è la rimozione del concetto di rifiuto o scarto e l’affermarsi del punto di vista per cui ogni cosa incorpora un valore che può essere sfruttato (Giuliani, 2018).

L’economia circolare si basa sull’efficienza nell’uso delle risorse e può essere declinata secondo tre diversi livelli.



Si noti come il primo livello rifletta la circolarità vera e propria, che si contrappone al tradizionale modello lineare in base al quale i beni sono realizzati a partire dall’acquisizione delle materie prime, venduti, consumati e infine smaltiti come rifiuti, richiedendo un ingente utilizzo di energia e input e contando sulla disponibilità illimitata di risorse naturali.
L’economia circolare è parte integrante degli obiettivi (SDGs) promossi dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. In particolare, l’obiettivo 12, proposto in Italia dall’Asvis con la dicitura “Consumo e produzione responsabili”, contempla la messa in discussione della “linearità” dell’attività economica, basata sulla sequenza materie prime-produzione-uso-rifiuto lungo il ciclo di produzione e consumo. L’economia circolare sovverte l’impostazione lineare dal momento che (Mosca, 2017):
riduce la pressione esercitata sui sistemi naturali in fase di approvvigionamento delle materie prime;
enfatizza l’attività di riciclo durante la produzione e al termine della vita di ciascun prodotto, quando ha origine il potenziale rifiuto;
incoraggia comportamenti responsabili da parte dei cittadini nelle scelte di consumo, improntati alla riduzione degli sprechi e al riutilizzo, optando per la riparazione di un bene in luogo della sua sostituzione oppure per l’acquisto di beni usati o rigenerati, e pienamente efficienti, al posto di prodotti nuovi.


I driver dell’economia circolare
La crescente diffusione dell’economia circolare appare legata, in questa fase, a due driver principali, uno di natura normativa, legato alle iniziative dell’Unione Europea, l’altro di natura culturale e comunicativa (Zoboli, 2018). Per quanto riguarda il primo, è possibile tracciare un’evoluzione delle policy comunitarie. Un primo documento di indirizzo, denominato “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”, fu emanato nel 2014 dalla Commissione Europea con l’obiettivo di promuovere l’economia circolare e farne oggetto di dibattito pubblico.

Nel dicembre 2015, la medesima Commissione ha presentato il Circular Economy Package, il quale combina proposte di direttive sui rifiuti con un piano più ampio (Action Plan) e linee guida sulle azioni da attuare in tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione al consumo, per ridurre l’impatto ambientale, identificando anche una serie di settori prioritari.

Poi, nell’aprile 2018 il Parlamento Europeo ha approvato quattro direttive del “pacchetto economia circolare”, finalizzate a indurre una minor produzione di rifiuti e ad aumentare il riciclaggio dei rifiuti urbani e d’imballaggio. Gli Stati membri dovranno recepirle entro il luglio 2020. La strategia a lungo termine è quella di coinvolgere le aziende nella realizzazione di prodotti con materiali nuovi, riutilizzabili e che non generino scarti, mentre quella a più breve termine riguarda la gestione responsabile degli scarti, attraverso il riuso ed il riciclo. Il driver culturale è invece connesso all’influenza esercitata dalle attività della Ellen McArthur Foundation, la cui mission è quella di accelerare la transizione verso l’economia circolare. Grazie a un team di esperti analisti, la fondazione produce studi, report e approfondimenti che intendono porsi come riferimento nel dibattito. Inoltre, essa punta molto sul ruolo delle aziende e dei business model circolari, ed è attiva nel favorire la diffusione di idee, conoscenze e iniziative di economia circolare attraverso collaborazioni con grandi aziende, scuole e università a livello globale.




La visione dei consumatori
Il recente Rapporto 2019 sull’economia circolare in Italia evidenzia come le scelte dei consumatori abbiano un ruolo chiave nell’affermazione di un’economia circolare: se orientate a prodotti progettati secondo criteri di efficienza nell’uso delle risorse, possono contribuire ad una maggiore produttività e a una minore generazione di rifiuti (CEN-ENEA, 2019).
Lo stesso Action Plan dell’UE riconosce che la consapevolezza delle persone rispetto agli impatti dei prodotti consumati è un elemento fondamentale per la riuscita del modello circolare.

Il comportamento dei consumatori dipende in gran parte dalle informazioni che vengono fornite dalle aziende, dal grado di sensibilizzazione, dai prezzi dei prodotti e dalle normative imposte. Dall’altro lato, le aziende sono interessate a ricercare i clienti tra quelli più sensibili all’utilizzo consapevole e condiviso del prodotto, in linea con comportamenti a favore della riduzione degli sprechi, e più propensi alla valutazione, nel momento dell’acquisto, delle modalità e delle possibilità di smaltire a fine vita un prodotto per garantire una raccolta efficace e uno smistamento puntuale.
In questo modo, il cliente accetta di trasformarsi in fornitore indiretto.

Un ruolo di rilievo è pertanto giocato dalla comunicazione al fine di sensibilizzare i potenziali clienti a prodotti e servizi con minori impatti ambientali e parametri di sostenibilità più elevati e far comprendere i nuovi processi implementati dalle imprese. Tuttavia, come rilevato dal medesimo Rapporto, allo stato attuale i consumatori spesso faticano a capire il reale valore aggiunto nella scelta di alcuni prodotti invece di altri, data anche la pluralità di etichette e dichiarazioni ambientali, che rende le comunicazioni poco efficaci. Per fornire un riferimento più affidabile nell’orientare le scelte dei consumatori, l’UE ha elaborato un marchio, Ecolabel, che contraddistingue prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale nell’intero ciclo, in concomitanza con elevati standard prestazionali.

Una recente indagine, condotta dal centro studi ConsumerLab (2019) su un campione di 3000 consumatori sensibili ai temi della sostenibilità, ha riportato inoltre i seguenti principali risultati:




Conclusioni
Come evidenziato dalla citata indagine, il grande interesse teorico nei confronti dell’economia circolare e la percezione che sia utile e vantaggiosa non appare avere, ad oggi, significativo riscontro pratico nella conoscenza dei consumatori e nel loro impegno diretto. Tuttavia, le norme europee e il clima culturale favorevole all’economia circolare sono destinati a influenzare anche le scelte dei consumatori, oltre che il policy making dei diversi attori economici e i business circolari innovativi attuati dalle imprese, con ricadute positive in termini di valore aggiunto e occupazione.


Bibliografia
Circular Economy Network (CEN)-ENEA (2019), Rapporto sull’economia circolare in Italia.
ConsumerLab (2019), I Consumatori e l’Economia Circolare, percezione, conoscenza e applicazione.
Giuliani E. (2018), “Come trasformare le imprese per il mondo di domani: la performance sostenibile e il bilancio socio-ambientale” in Paolazzi M., Gargiulo T. e Sylos Labini M. (a cura di), Le sostenibili carte dell’Italia, pp. 53-68. Venezia: Marsilio.
McCarthy A., Dellink R., Bibas R. (2018), The macroeconomics of the circular economy transition: a critical review of modelling approaches, OECD Environment Working Papers, No. 130, Paris: OECD Publishing.
Mosca G. (2017), Obiettivi di sviluppo sostenibile ed economia circolare. Reperito al link http://asvis.it/goal12/articoli/461-1802/obiettivi-di-sviluppo-sostenibile-ed-economia-circolare.
Zoboli R. (2018), “L’economia circolare per riusare anche i saperi?” in Paolazzi M., Gargiulo T. e Sylos Labini M. (a cura di), Le sostenibili carte dell’Italia, pp. 139-166, Venezia: Marsilio.
Blog - L'opinione di Antonio Costantini