L’accostamento creatività - impresa fa bene tanto all’una quanto all’altra. In un’epoca, infatti, in cui è la conoscenza a prevalere, la creatività può divenire una fonte di ricchezza anche “economica”. Sia innestandosi in contesti ad essa complementari, come possono essere le imprese industriali, sia come vera e propria industria culturale e creativa.
LA CREATIVITÀ COME STRUMENTO DI IBRIDAZIONE E INNOVAZIONE
Perché? Perché l’arte, così come la scienza e la ricerca, è in grado di sviluppare nuove connessioni, e quindi idee, tra persone profondamente diverse. Ambienti ibridi, in cui si incontrano e confrontano visioni, conoscenze e approcci differenti, sono stimolanti, permettono di sperimentare e innovare. Portare la cultura e la creatività in azienda consente di immaginare scenari differenti e di sviluppare idee innovative che hanno un buon influsso sulla propria produttività. Questo perché
l’innovazione oggi è ibridazione, non solo creatività. E, invece, spesso il management nelle aziende è appiattito da programmi formativi costruiti su contenuti con un filtro che impedisce la contaminazione con altre discipline: andare oltre questi limiti e confini è fondamentale per nuovi orizzonti di profitto. In sintesi,
investire in creatività e cultura permette:
• Connessioni nuove
• Scenari inesplorati
• Maggiore motivazione, stimoli, produttività e profittabilità
aumentate.
L’INDUSTRIA CULTURALE E CREATIVA: IN CRESCITA IL VALORE E LA DIMENSIONE TERRITORIALE
D’altra parte, anche l’industria culturale e creativa italiana cresce in valori economici e in occupati. Con l’industria della Cultura e della Creatività si intende l’insieme delle attività che producono o distribuiscono prodotti e servizi che, secondo una definizione formulata dall’Unesco nel 2005 “incorporano o esprimono espressioni culturali, indipendentemente dal valore commerciale che possono avere”. I settori considerati maggiormente rappresentativi di tale industria sono: architettura, arti performative, arti visive, audiovisivo, libri, musica, pubblicità, quotidiani e periodici, radio, videogiochi. A questi tuttavia si affiancano quei settori che utilizzano contenuti culturali per accrescere la loro produzione di ricchezza. Il valore e l’impatto dell’industria creativa in Italia è costantemente monitorato da due istituzioni che realizzano annualmente un rapporto di ricerca che consente di misurare la dimensione del fenomeno, approfondirne le dinamiche e capire il loro impatto a livello di economie regionali. I due rapporti sono:
Italia Creativa, l’Italia che crea, crea valore” curato da EY e “
Io sono cultura 2018” curato dalla Fondazione Symbola, insieme da Unioncamere.
A livello europeo l’industria della Cultura genera un valore pari al 4,2% del Pil europeo e impiega circa 8 milioni di persone, corrispondente al 3,3% dell’occupazione totale. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2017 il sistema produttivo culturale valeva 1,5 milioni posti di lavoro (pari al 6,1% dell’occupazione totale) e ha determinato un valore aggiunto pari 92 miliardi di euro, ovvero il 6,0% del totale nazionale. Tali dati risultano in crescita rispetto al 2016: sul fronte addetti la crescita è stata del 1,1%, sul fronte valore del 2%.
Nel rapporto Symbola si profilano anche dati territoriali da cui si evince che
nel NordEst il valore aggiunto del sistema produttivo culturale e creativo raggiunge i 19 miliardi di euro e l’occupazione 335 mila occupati. Per quanto riguarda il numero di imprese del settore creativo il triveneto ne presenta oltre 3.3000 pari al 11,4% nazionale. Le regioni del NordEst, mostrano sia per quanto riguarda il peso dell’occupazione che quello del valore aggiunto sul totale regionale un dato inferiore a quello della ripartizione Nord Ovest dove il dato è trainato dalla presenza dell’hub culturale dell’area milanese e della regione Lazio, trainato dall’area metropolitana di Roma. Tra le regioni nordestine i valori più rilevanti sono quelli registrati in Emilia Romagna, seguita da valori simili in tutte gli altri tre territori.

Tra le prime 20 province per incidenza delle imprese del sistema produttivo culturale e creativo compaiono Trieste (4), Venezia (11), Padova (14), Udine (18) e Belluno (19). Gli studi sul comparto culturale e creativo sono indubbiamente studi interessanti e da approfondire territorialmente in quanto l’importanza strategica di tale comparto culturale/creativo si sta spostando dal livello nazionale, al livello regionale, al livello di città:
i territori devono, quindi,
elaborare strategie di sviluppo sulla base delle specificità e potenzialità territoriali. Come, ad esempio, possono essere le strategie di valorizzazione di specifici contesti produttivi che dal legame con il territorio e la sua cultura traggono elementi di vantaggio comparativo e di riconoscimento identitario dei propri prodotti e attività. Come può essere nel contesto veneto, l’ambito del distretto del Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano. O ancora, la valorizzazione dell’esperienza dei musei di impresa, quali luoghi in cui si incrociano elementi profit, elementi culturali e creativi, dove la cultura umanistica trova finalmente un legame con la cultura tecnica, in un paese in cui i due ambiti sono sempre stati considerati contrapposti. Oggi questo appare completamente anacronistico e superato da una trasformazione tecnologica che per diventare rivoluzione deve necessariamente puntare alla componente umana in grado di immaginare soluzioni nuove, scenari differenti, ambiti di applicazione oggi non ancora esplorati.
I musei di impresa in Veneto. Un connubio virtuoso tra territorio, impresa e turismo
Nel 2017, Fondazione Nord Est ha realizzato, in collaborazione con la Cassa di Risparmio del Veneto, una prima
mappatura dei musei di impresa in Veneto per esplorare un fenomeno che in altri contesti internazionali ha una storia e una dimensione ormai rilevante. Spesso i musei aziendali negli altri paesi sono legati a marchi particolarmente conosciuti e prestigiosi - Coca Cola e Mercedes-Benz per citarne due – mentre in Veneto la diffusione di queste realtà ricalca il modello di industrializzazione diffusa, fatta di piccole imprese e di produzione, fortemente legati ad un territorio, ad un distretto produttivo, a una tradizione artigianale.
La mappatura ha censito
28 musei/archivi di impresa ma ha approfondito l’esperienza di sei specifiche realtà da cui è stato possibile
ricavare alcuni elementi di interesse in merito al valore che può generare un luogo in cui si incontrano cultura e impresa, elementi di business ed elementi di narrazione e valorizzazione di una storia, dimensione privata e dimensione collettiva. Il primo elemento di valore è presente nella
quotidianità dell’impresa: il museo diventa il luogo in cui ritrovare e rivisitare i valori aziendali e da questi costruire una nuova proposta in linea con la propria identità quando questa è il valore fondante del proprio successo. Il secondo elemento è quello del
rapporto con i clienti attraverso un percorso narrativo che metta in evidenza i caratteri di differenziazione dell’impresa, che dia valore al saper fare dal punto di vista produttivo dell’imprenditore e dei suoi collaboratori. Infine, nel
rapporto con il territorio: nel museo si generano percorsi educativi in primis per le scuole, avvicinando gli studenti alle imprese del territorio che lamentano il progressivo venir meno dell’interesse delle giovani generazioni verso il sistema produttivo locale, considerato non interessante per le proprie aspettative lavorative. Infine,
il museo d’azienda oggi diventa anche un interessante prodotto turistico per quei visitatori che, come dimostrano tutte le ricerche di settore, sono alla ricerca di un’esperienza personalizzata, con un coinvolgimento emotivo con le persone, con la quotidianità dei luoghi, dell’attività culturale ed economica.
I musei di impresa, così come i musei tradizionali
vivono oggi una fase di trasformazione dove alla semplice presentazione di oggetti e reperti si affianca una visita che richiede il coinvolgimento diretto del visitatore anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, come ad esempio l’intelligenza artificiale o la realtà virtuale.