I sistemi della formazione per i mestieri e le professioni tecniche: il caso dell'ITS
Non ci si può limitare ad aggiungere competenze digitali ai lavori tradizionali. Le competenze sono necessarie, ma non sufficienti. Progettare i lavori vuol dire, invece, configurare, nella concretezza e varietà dei processi produttivi e nella realtà della vita delle persone, nuove idee di lavoro valide, solide, decenti, nuovi ruoli, mestieri e professioni che offrano professionalità, identità e cittadinanza, come per esempio lo furono i lavori artigiani nel rinascimento, le professioni nell’800, lo stesso lavoro di fabbrica del ‘900. E soprattutto formare le persone a svolgere e innovare questi lavori e a divenire persone integrali.
Progettare il lavoro del futuro
Progettare il lavoro del futuro richiede di progettare e gestire tre strutture portanti: i ruoli, i mestieri e le professioni, lo sviluppo delle persone. Esse sono in continua interazione fra loro e con i contesti in cui il lavoro si svolge, ossia l’organizzazione, il mercato del lavoro, la storia della persona. Le competenze sono requisiti per fare funzionare queste strutture, non conoscenze, abilità, capacità appese per aria. Il diagramma che segue illustra questo modello.
I ruoli
Il lavoro nella quarta rivoluzione industriale sarà costituito da innumerevoli e cangianti ruoli nuovi o profondamente modificati, generati non da ineluttabili “effetti delle tecnologie”, ma dalla progettazione e gestione del lavoro.
Essi saranno ruoli aperti, non più mansioni e posizioni prescritte nel taylor-fordismo ma
copioni, ossia definizione di aspettative formalizzate o meno (quello che ci si aspetta dalle persone anche oltre i profili formali), che poi divengono
ruoli agiti allorché vengono animati, interpretati e arricchiti dalle persone vere all’interno delle loro organizzazioni o del loro contesti
I nuovi ruoli saranno fra loro diversissimi per contenuto, livello, valore, competenze richieste, ma saranno tutti basati su quattro componenti essenziali, diverse dalle componenti del lavoro delle mansioni taylor fordiste:
•
responsabilità sui risultati: ossia responsabilità sugli esiti materiali e immateriali, economici e sociali del lavoro;
•
l’autonomia e il governo dei processi di lavoro: ossia controllo dei processi di fabbricazione di beni, di elaborazione di informazioni e conoscenze, di generazione di servizi, di ideazione, di attribuzione di senso, di creazione
• la gestione positiva delle relazioni con le persone e con la tecnologia, ossia come lavorare in gruppo, comunicare estesamente, padroneggiare le tecnologie;
• il possesso e la continua acquisizione di adeguate
competenze tecniche e sociali.
Le competenze dei ruoli della quarta rivoluzione industriale richiedono la combinazione di tutte le forme di conoscenza teorica e pratica (il sapere perché, il sapere che cosa, il sapere come, il sapere per chi, il sapere usare le routine, il sapere usare le mani, etc.), di maestrìa, la sintesi fra “creatività e regolatezza”, l’integrazione fra lavoro manuale e intellettuale, l’“intelligenza nelle mani”, a capacità di cooperazione, di condivisione delle conoscenze, di comunicazione estesa e di senso della comunità. Inoltre, tutte
contengono una vocazione a fornire un servizio e un’esperienza eccellente ai clienti, sia attraverso l’intermediazione di un prodotto che contenga i loro sogni e bisogni sia attraverso la relazione.
I mestieri e professioni a banda larga
Nella quarta rivoluzione industriale, molti lavori esistenti verranno rapidamente resi obsoleti e sostituiti con altri che non hanno ancora nome.
Come sarà allora possibile per le persone mantenere e sviluppare una work identity e sentirsi motivati a svolgere lavori impegnativi o talvolta umili, destinati a scomparire? Come sarà possibile allora per i policy makers programmare il mercato del lavoro e la scuola? Conosciamo già dispositivi che consentono di portare a unità diversissimi lavori fortemente differenziati per livelli di responsabilità, di remunerazione, di seniority: quello dei mestieri (ahimè in gran parte distrutti dalla rivoluzione taylor-fordista) e delle professioni (ahimè ristrette entro i confini degli ordini professionali: medici, giornalisti, ingegneri, geometri etc.).
Le nostre ricerche ci inducono a dire che il paradigma dominante del lavoro nella quarta rivoluzione industriale potrà essere quello dei
mestieri e professioni a banda larga (broadband professions). Questo modello permette alle persone di passare da un ruolo all’altro senza perdere identità; permette una visione e una strumentazione a chi programma lavoro e formazione.
Il modello del mestiere e della professione racchiude tre diverse funzioni convergenti, esso è al tempo stesso:
a) parte essenziale del sistema di erogazione di un servizio;
b) fonte primaria dell’identità lavorativa delle persone malgrado i cambi di attività;
c) sistema di gestione e sviluppo delle persone che individua percorsi formativi e di sviluppo in cui le persone si possono orientare.
Il grafico seguente rappresenta le funzioni convergenti del modello professionale.
Le persone integrali
I nuovi mestieri e le nuove professioni conterranno la combinazione di diversi modelli di lavoro: conterranno le caratteristiche di razionalità delle occupazioni industriali che hanno potenziato nel XX secolo la produttività del lavoro (aggiungendo oggi ad esse autonomia e responsabilità); le caratteristiche di qualità e bellezza del lavoro artigiano vecchio e nuovo (aggiungendo ad esso il lavoro in team e la capacità di fornire servizi di alto valore insieme a tutta l’organizzazione); le caratteristiche di elevata formazione, giurisdizione e responsabilità delle libere professioni (aggiungendo ad esse la cooperazione all’interno delle organizzazioni).
La elevata maestria e abilità tecnica richiesta da questo modello attiva la conoscenza razionale, la pratica corporea, l’immaginazione e crea secondo la definizione di Sennet, persone che siano non solo animal laborans ma homo faber, ossia non solo impegnate sulcosa produrre ma anche sul come e perché; persone che non siano esaurite nell’oggetto o servizio prodotto ma capaci di “costruire una vita in comune” con gli altri lavoratori e con i clienti persona.
Tendere e praticare questo modello crea le condizioni strutturali per creare “persone integrali” come le chiamava Maritain, ossia persone che siano fisicamente, psicologicamente, professionalmente, socialmente, eticamente integre e, soprattutto, che godano di una solida integrità del sé.
I ruoli e le professioni dei tecnici
Un esempio di nuove professioni sono i tecnici e i professional integratori che accompagnano la crescita di sistemi tecnico-organizzativi affrontando elevata complessità, interazione fra tecnologie e organizzazione, frequenza di varianze e fenomeni inaspettati, esigenze di monitoraggio e soprattutto esigenze di coinvolgimento e guida delle persone, avvalendosi in misura crescente delle potenzialità di elaborazione, comunicazione delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale.
Alcuni mestieri e professioni saranno specifici per settori, altri saranno trasversali come i venditori di servizi, i progettisti customizzatori, i tecnico-commerciali, i tecnici informatici, i professionisti dei social media, i capi intermedi come coach capaci di insegnare a imparare, i project leader e coordinatori capaci di fare e far sapere, i professionisti negli acquisti di materie prime a livello globale, i tecnici di logistica integrata, i tecnici di controllo della gestione economica e del benessere organizzativo, i tecnici corporate con piena conoscenza linguistica in grado di muoversi globalmente.
La formazione tecnica superiore come area di formazione di professioni a banda larga
Gli ITS, Istituti Tecnici superiori sono destinati in grande misura a formare questi tecnici. Ma oggi in Italia gli allievi ITS sono solo 10.000 contro i 800.000 delle corrispondenti Fachochshule tedesche. È un peccato perché gli esiti occupazionali di un corso ITS sono molto elevati.

I programmi ITS non tendono a formare le persone per ricoprire profili ristretti, mansioni super specialistiche destinate a essere rapidamente superate dall’evoluzione tecnologica e organizzativa, ma piuttosto mestieri e professioni a banda larga, ad alto livello di conoscenze, competenze e capacità trasferibili e al tempo stesso ad alto livello di specializzazione. Le migliori Fondazioni ITS stanno già operando come laboratori di co-progettazione di lavoro e competenze, condotte in collaborazione fra il mondo delle imprese e il mondo della scuola e dell’università.
I migliori ITS, quindi, con il contributo delle imprese e delle istituzioni, identificano sempre più mestieri e professioni che comprendono una grande varietà di ruoli a diversi livelli e con diversi contenuti ma tutti caratterizzati da forte conoscenza delle teorie e delle tecniche del campo professionale, da competenze operative specifiche eccellenti, dal dominio delle tecnologie digitali, dal problem solving e dalla creatività, soprattutto dalla capacità di cooperazione, condivisione delle conoscenze, di comunicazione estesa e di promuovere comunità.
Questi mestieri e professioni hanno richiedono competenze diverse, ma anche un gran numero di competenze comuni, a cui corrisponde una fase della didattica comune ai vari settori e specializzazioni:
conoscenze di base (per esempio matematica, tecnologia, logica, storia dell’arte, lingue etc.),
capacità di base (design thinking, project work, team work etc.),
attitudini e abitudini (disponibilità a svolgere anche compiti umili, padronanza di lavori manuali, tensione ad accrescere la professionalità, contribuire al lavoro organizzato, passione per il ben fatto, dedizione al cliente e soprattutto passione per il cliente).
L’ITS prepara a svolgere attività umili e attività complesse, fasi di apprendistato e fasi di responsabilità, forme di mobilità territoriale e aziendale abilitanti, riconoscimenti e certificazioni delle qualità umane e professionali.
L’ITS, se ben gestito, concilia tecnica e cultura, teoria e pratica, formazione della persona e formazione alla professione. Un contributo a superare la crociana tradizionale contrapposizione fra scuole “che insegnano a pensare” (ad esempio il liceo classico, le università generaliste) e scuole che “insegnano a fare” (IFP, IT).
L’ITS in sintesi è un laboratorio in cui si progettano insieme new jobs e new skills, ossia nuovi ruoli, professioni, persone. Questo è reso possibile da una collaborazione strutturale fra sistema educativo, sistema delle imprese, sistema istituzionale come appare dalla seguente grafica elaborata da INDIRE.
Che azioni per progettare il lavoro del futuro?
Progettare il lavoro del futuro richiede cinque livelli di azione in reciproco rafforzamento:
a)
Politiche industriali pubbliche e private che intervengano sulle variabili di crescita in modo da smentire le previsioni negative di scarsa competitività nazionale, crisi di imprese, saldo occupazionale negativo più diffuse.
b)
Politiche sociali, che si prendano carico di chi perderà il lavoro, di chi vedrà ridurre il proprio reddito, di chi dovrà formarsi in tutte le fasi della propria vita;
c)
Progetti esemplari di sistemi socio-tecnici in rete che producano risultati, modelli di soluzioni, narrazione, diffusione, apprendimento.
d)
Metodologie partecipative di progettazione e implementazione che prevedono, come nei paesi scandinavi, in Giappone e parzialmente in Germania, la concreta collaborazione nei processi di innovazione e cambiamento da parte di tutti gli attori rilevanti e inoltre la partecipazione delle persone.
e) Investimenti massicci e innovativi in
istruzione in tutte le fasi di sviluppo delle persone per creare persone integrali.